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BRIGAN-VASSVIK, un ponte fra Mediterraneo e Artico

– Spedizione polare artistica del collettivo “sudista” Brigan in Norvegia per trovare un punto in comune fra la cultura e le musiche di due aeree apparentemente distanti
 – Al progetto intitolato “Voci di Mare e di Vento” partecipa il musicista e ricercatore Torger Vassvik a capo di un team “nordista” di Sámi. «Al termine un concerto, un album e un report audiovisivo»
– Il jojk, espressione musicale del popolo Sámi, è ritenuta una delle più antiche forme di musica in Europa, inizialmente costituiva una parte importante nelle pratiche religiose ancestrali

Mediterraneo e Circolo Polare Artico, così lontani, così vicini. Accomunati dai cambiamenti climatici e dall’aumento delle temperature terrestri, che surriscaldano le acque al Sud e mitigano il clima al Nord, sciogliendo una quota considerevole di ghiacci. Ed entrambi, delimitando a nord e sud il continente europeo, godono di una centralità strategica, che sembra unire due realtà così lontane geograficamente, così differenti, eppure molto più interdipendenti di quello che si potrebbe pensare. Si tratta infatti di due teatri prevalentemente marittimi, dove confluiscono – unici due casi nel Pianeta – tre diversi continenti. Data la peculiare condizione geografica di ponte tra le differenti aree, non è un caso che le due regioni risultino cruciali sotto l’aspetto economico-commerciale.

La spedizione polare artistica

Il collettivo “mediterraneo” Brigan – composto dai campani Francesco Di Cristofaro (voce, fiati, cornamuse, fisarmonica e plettri) e Andrea Laudante (elettronica, pianoforte, field recordings) e dallo spagnolo Ramon Rodriguez Gomez (percussioni, elettronica) – vuole adesso trovare un punto in comune anche dal punto di vista culturale e musicale con il progetto “Voci di Mare e di Vento / Márkku ja Jiekŋa”, nel quale è stato coinvolto il musicista e ricercatore Torger Vassvik, alla guida di un team “polare” dei Sámi, in Norvegia. Una avventura che si concretizzerà in una spedizione polare artistica, che prevede una residenza di 14 giorni nel villaggio più a nord della Norvegia, Gamivik. 

«Durante questo periodo, il collettivo Brigan avrà l’opportunità di esplorare i repertori, le tradizioni e i suoni della cultura Sámi», spiega Francesco Di Cristofaro. «La residenza si svolgerà nel Faro di Slettnes, il faro più a nord del mondo continentale, che sarà allestito come studio di registrazione. Qui, lavoreremo a stretto contatto con Torger Vassvik e con la comunità locale, per realizzare sessioni di registrazione incentrate su strumenti tradizionali Sámi, su strumenti musicali del Sud Italia e sull’integrazione di sonorità elettroniche. Il frutto di questa intensa collaborazione sarà un progetto multidisciplinare, che comprenderà un disco, in uscita il prossimo autunno/inverno, materiale fotografico e un report audiovisivo che documenterà l’intera esperienza. Al termine della residenza, è previsto un concerto speciale che coinvolgerà attivamente la comunità locale». 

Brigan fra Campania e Portogallo

La ricerca sul campo è un pilastro fondamentale del lavoro del collettivo Brigan. Dal 2009, infatti, i membri del gruppo sono impegnati come musicisti e ricercatori, accumulando esperienze etnomusicologiche in Italia e nella Penisola Iberica, culminate nel progetto musicale Rua San Giacomo, che raccoglie sei anni di ricerca e scambi con le comunità iberiche. I Brigan hanno già collaborato con Torgeir Vassvik qualche anno fa, «e proprio da quella collaborazione abbiamo deciso di presentare questo progetto che è stato tra i pochissimi progetti italiani 2025 ad essere selezionato e finanziato dal Goethe Institute e Comunità europea», continua Di Cristofaro. «Abbiamo già conoscenza, anche se ancora in via di approfondimento, della cultura Sámi e questa sarà una ulteriore occasione di approfondimento sul campo. Con questo progetto, intendiamo esplorare territori musicali e culturali ancora sconosciuti, evidenziando le affinità tra due comunità che, seppur distanti geograficamente, condividono una forte tradizione musicale.L’obiettivo è duplice: da un lato, portare la cultura Sámi al pubblico mediterraneo, dall’altro, offrire al popolo Sámi un’occasione per scoprire e condividere la tradizione musicale del Sud Italia».

Il vichingo contemporaneo

Torgeir Vassvik è l’altro protagonista, quello “polare”. Proviene da Gamvik, un piccolo villaggio di pescatori nell’estremo nord della Norvegia dove i Sámi, una delle più antiche popolazioni indigene europee, hanno vissuto per migliaia di anni. Una terra desolatamente bella caratterizzata da fiordi, tempeste e paesaggi marini, nascosti nel buio per tutto l’inverno e, in estate, illuminata dal sole fino a mezzanotte.

Vocalist e compositore, Torgeir Vassvik ha sviluppato, partendo dalla radice della musica del suo popolo, una visione contemporanea che rinnova la tradizione consegnandola alla contemporaneità, dove potrebbe essere scambiata per avanguardia e sperimentazione vocale o una variante del jazz contemporaneo. Nel suo album più recente, intitolato White e uscito lo scorso anno, mescola la musica e la vocalità indigenza Sámi (che ricorda quella dei pellerossa americani) con l’avanguardia finlandese-norvegese, la cultura sciamanica, un approccio post-punk, noise rock, elettronica.

Torgeir Vassvik, vocalist, polistrumentista e compositore

«Sono un Sámi, e il nucleo della nostra cultura è l’animismo, e ho alcune esperienze che vivono sempre in me», si presenta l’artista norvegese. «Questa è una parte importante della mia estetica e sicuramente di come ascolto musica e faccio anche musica. Mi piace estendere il potenziale nella tradizione vocale Sámi e consegnarlo alle nuove generazioni con più colori. Mi piace lavorare in nuovi paesaggi con strumentazione non convenzionale e in diverse ambientazioni teatrali. Fare nuova musica senza tempo».

I Sámi e il joik

I Sámi – in lingua autoctona Sámit o Sapmelas, più frequentemente conosciuti come lapponi – sono un popolo originario delle regioni settentrionali della penisola scandinava. La loro cultura – tra le più antiche d’Europa, caratterizzata da una microeconomia basata in gran parte sull’allevamento delle renne («anche se oggi c’è solo l’8% delle persone Sámi che fanno questo lavoro», precisa Torgeir Vassvikl) – ha una tradizione millenaria e il territorio di interesse ha un’estensione che comprende la penisola di Kola (in Russia), la Svezia, la Norvegia e la Finlandia.

Tra le antiche tradizioni di questo popolo c’è il loro canto tipico: il joik (yoik o juoiggus). Il jojk è l’espressione musicale del popolo Sámi che – attraverso suoni, parole, frasi e senza un apparente ordine letterario – esprime ed evoca un sentimento in relazione ad avvenimenti topici quali le relazioni umane, tematiche legate al paesaggio, agli animali, all’amore, rilette attraverso la pratica dell’improvvisazione. Normalmente si canta a cappella, oppure accompagnati da un tamburo che costituisce la tonalità di base su cui si sviluppa la scala pentatonica (base di improvvisazione per il canto, caratterizzato dalla creatività del singolo interprete). Ritenuta una delle più antiche forme di musica in Europa, inizialmente costituiva una parte importante nelle pratiche religiose ancestrali.

«La musica Sámi oggi sta andando in molte direzioni, hai molte combinazioni», spiega Torgeir Vassvik. «Come popjoik, havyjoik, afrojoik, softjoik e così via, mi piace fare qualcosa che suona e si sente diverso, qualcosa che è naturale nello sviluppo di una cultura indigena come i Sámi. Hanno un enorme potenziale internazionale. Quindi per me è stato naturale guardare verso altri orizzonti, fra cui il Sud».

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