Disco

BRANFORD MARSALIS rilegge Keith Jarrett

– Il quartetto del celebre sassofonista debutta per la Blue Note rivisitando “Belonging, il primo album ECM del grande pianista alla testa dell’European Quartet
– «Ascolto sempre l’intero disco, non solo gli assoli di sassofono, e la cosa più impressionante di questo lavoro è il modo in cui tutto torna alla perfezione»

Il sassofonista Branford Marsalis, uno dei più importanti artisti jazz del nostro tempo e vera forza creativa sulla scena musicale da più di quattro decenni, debutta sull’etichetta Blue Note Records. Ma la notizia non è solo questa. Uno degli ultimi alfieri del jazz afroamericano esordisce il prossimo 28 marzo con la storica etichetta discografica statunitense rivisitando Belonging, l’album ECM di Keith Jarrett del 1974, il primo del grande pianista alla testa dell’European Quartet, un lavoro che segna l’incontro tra la scuola jazz statunitense e quella europea. In quel disco, la libertà improvvisativa tipica del jazz americano si sposa con la ricerca timbrica e l’approccio intellettuale dei musicisti europei, dando vita a un suono inedito per l’epoca. Marsalis lo affronterà con il suo rodatissimo quartetto, composto dal pianista Joey Calderazzo, dal contrabbassista Eric Revis e dal batterista Justin Faulkner. La traccia principale Spiral Dance è già disponibile per lo streaming o il download.

Branford Marsalis ammette che era interessato ad altra musica quando Belonging uscì nel 1974. «Ero una matricola al liceo, ascoltavo R&B», ricorda. «Ignoravo l’esistenza di Belonging». Le cose cambiarono una volta che spostò la sua attenzione sul jazz, anche se aveva familiarità soltanto con la musica di Jarrett per pianoforte solo, fino al giorno in cui il pianista Kenny Kirkland lo introdusse all’European Quartet (con il sassofonista Jan Garbarek, il bassista Palle Danielsson e il batterista Jon Christensen). «Erano gli anni Ottanta, e mentre eravamo seduti in aereo Kenny mi ha messo le cuffie e ha fatto partire My Song (l’album di Jarrett del 1979, ndr). Quando cinque minuti dopo ha cercato di riprendersi le cuffie, gli ho schiaffeggiato la mano, e arrivati alla prima destinazione sono uscito per comprare tutte le incisioni di quel gruppo».

Analoga riscoperta è avvenuta quando Marsalis ha deciso di includere il brano The Windupda Belonging nel precedente album della sua band, The Secret Between the Shadow and the Soul (2019). «Stavamo tutti ascoltando The Windup per l’ultimo disco, e Revis ha detto che avremmo dovuto registrare l’intero repertorio di Belonging, un album così grande da cui prendere spunto. L’idea è piaciuta a tutti, ma poco dopo è arrivata la pandemia. Una volta passata, tutti noi sentivamo ancora che sì, dovevamo farlo».

Il quartetto ha affrontato l’esperienza con lo stesso approccio già usato da Marsalis verso i classici di Charles Mingus, del Modern Jazz Quartet, di John Coltrane e di altri: privo sia di timore reverenziale nei confronti degli originali, così come evitando stravolgimenti estremi. «Nella rielaborazione di Belonging, ho chiaramente ripreso elementi che Jan Garbarek aveva suonato nel disco originale», sottolinea Marsalis. «Non ho cercato di rifiutare un’idea quando si è presentata, ma in nessun momento abbiamo pianificato di renderle omaggio consapevolmente. Ascolto sempre l’intero disco, non solo gli assoli di sassofono, e la cosa più impressionante di Belonging per me è il modo in cui tutto torna alla perfezione».

A differenza della band di Jarrett, che nel 1974 si riuniva per la prima volta proprio per registrare Belonging e che solo in seguito sarebbe diventata uno dei gruppi simbolo degli anni Settanta, il quartetto di Marsalis può rivendicare una lunga storia. Revis è entrato a far parte del gruppo nel 1996, Calderazzo nel 1999 e Faulkner nel 2009, e la loro capacità di ascoltarsi ed interagire non ha eguali. Di pari importanza per Marsalis è la lezione appresa nei lunghi decenni. «Il più grande vantaggio che abbiamo sono cinquant’anni di esperienze che la band di Keith non poteva avere, e la nostra capacità di elaborare quell’esperienza condivisa».

Marsalis osserva che «il vero intento di questo gruppo è quello di essere più simile a un ensemble da camera che a un gruppo jazz», e nel processo ha guidato gli ascoltatori senza venire a compromessi con il suo approccio. «Tutto ciò che il pubblico di qualsiasi musica desidera è una grande melodia e un grande accompagnamento ritmico», spiega. «Non importa dove andrà il nostro viaggio, purché il ballo non si arresti».

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