Interviste

Biagio Guerrera, poesia musica e radici

Il debutto discografico del poeta amato da Andrea Camilleri. “A prossima vita” s’intitola l’album in cui l’artista catanese recita e canta, canta e recita, come una sorta di Linton Kwesi Johnson siciliano. «Io registro i miei testi e mentre registro li canto, gli do un ritmo: nascono dalla voce e tornano alla voce». Un disco condiviso con coloro i quali hanno collaborato in questo percorso. «Il lavoro di songwriting con i Jacarànda mi ha portato a scrivere melodie, a dare una forma musicale alle mie poesie»

Si crede spesso che la forma scritta della poesia abbia creato una distanza dalla musica. Mancava la melodia della poesia verbale. Ma si potrebbe obiettare che questo collegasse ancora di più le due forme d’arte dando ritmo alle parole scritte – da qui, ad esempio, la nascita delle ballate. In Iran, il verbo Khandan è usato per descrivere la lettura di poesie e il canto. Mallarmé ha cercato di creare l’effetto della musica attraverso la poesia sottolineando come suona una poesia, invece di quali siano i significati più profondi delle parole. E cos’altro erano Omero e i trovatori, se non compositori ed esecutori di racconti e poesie?

La poesia letta ad alta voce dà al suono un tono ondulato, così simile alle note musicali. Una parola collega entrambi, cadenza: l’ascesa e la caduta del suono, sia da uno strumento che da una voce umana. La cadenza è anche ciò che collega Shakespeare ed Eliot alla dub poetry di Linton Kwesi Johnson o al rapper e poeta contemporaneo Kendrick Lamar. Le parole che compongono una poesia hanno una rima e prendono un ritmo mentre vengono sussurrate, pronunciate o urlate, lasciando un suono all’ascoltatore. 

Biagio Guerrera le poesie non le scrive. Le registra. «E mentre le registro, spesso le canto, le do un ritmo», spiega il poeta, scrittore, musicista, nonché animatore culturale catanese al suo debutto discografico con l’album A prossima vita. «I testi spesso nascono ascoltando un ritmo, un suono. Nascono dalla voce e tornano alla voce, la scrittura è un medium. La dimensione della poesia è quella orale, da Omero ai trovatori».

A prossima vita è un disco che ha le sue origini nell’esperienza condotta dal poeta catanese con la Pocket Poetry Orchestra, nata dalla collaborazione con i Dounia e poeti stranieri, fra cui il tunisino Moncef Ghachem. «Nel 2003 uscì un disco, Dalle sponde del mare bianco, nel quale io ero la voce recitante in alcuni brani», ricorda Guerrera. «In seguito, abbiamo realizzato un altro progetto, nel quale c’erano composizioni mie e di Moncef. In quella occasione, in un brano, ho fatto le prove da poeta-cantante».

Da destra: Biagio Guerrera e Puccio Castrogiovanni

È stata poi la collaborazione con Puccio Castrogiovanni nello spettacolo in trio Casa Munnu e, soprattutto, nella direzione artistica della Piccola orchestra giovanile dell’Etna a far emergere la parte musicale del poeta-cantante. «Il lavoro di songwriting con i Jacarànda mi ha portato a scrivere melodie, a dare una forma musicale alle mie poesie. Diverse canzoni dell’orchestra sono mie».

E se prima, o per pigrizia o per mancanza di coraggio, non aveva mai voluto imboccare la strada della musica, preferendo mettere nero su bianco le sue poesie in diverse pubblicazioni, il poeta catanese amato da Andrea Camilleri ha deciso di fare il grande passo. In punta di piedi e condividendo il suo lavoro con le persone che gli sono state a fianco in questo percorso formativo: da Puccio Castrogiovanni a Giovanni Arena, da Simona Di Gregorio e Eleonora Bordonaro agli ex Dounia Faisal Taher, Riccardo Gerbino e Vincenzo Gangi. Nasce così A prossima vita, album in cui Biagio Guerrera recita e canta, canta e recita, cedendo la scena alla voce di Simona Di Gregorio in tre brani. «L’elemento unificante sono i miei testi, l’album è la fotografia delle mie varie esperienze negli ultimi anni», sottolinea.

Un disco di poesie-canzoni e di canzoni-poesie, che comincia con un Presaggiu, elettrico, potente, fra gli U2 di Lemon ed i Depeche Mode, con la voce recitante di Guerrera sulle ali dell’elettronica di Vittorio Auteri e gli intrecci fra la voce di Eleonora Bordonaro e il formidabile marranzano di Castrogiovanni, per chiudersi con il delicato canto in stile Battiato che dà il titolo all’intero album. 

«Simbolicamente comincio con un presagio, un testo che avevo scritto nel gennaio del 2020, poco prima del lockdown. Un segnale di crisi, anche personale, che viene evocato nei testi», spiega l’autore. «Il finale vuole essere augurale, dare l’idea di un nuovo inizio. È un testo nato durante una passeggiata nel Bosco della Tassita sui Nebrodi». 

Biagio Guerrera

Elettronica, percussioni e marranzano tornano nella spigolosa A città jè china ri luci, nella quale “a sira iddu camina senza sapiri comu senza sapiri unni”. E dove “iddu” «è un bambino, ma un po’ sono io: a volte mi identifico con lui», confessa Guerrera. Mentre in altri brani emergono le passioni musicali del poeta-cantante: l’Africa e il Medio Oriente in Aveva assai ca nunnisinteumu, echi di Arto Lindsay e Pino Daniele in Cinquantacincu. 

L’uso del dialetto e sonorità siciliane e arabe, che lo riportano alle sue radici culturali, rammentano il concetto di “poet and the roots” del poeta-cantante giamaicano Linton Kwesi Johnson. «Il dialetto rappresenta le mie radici. C’è una forte matrice catanese e lo devo a mia nonna», ricorda Guerrera. «A casa mia, come in molte case siciliane, era vietato parlare in dialetto. Soltanto quando veniva mia nonna e parlava con mia mamma in dialetto, io lo sentivo. L’ho assorbito quasi inconsapevolmente. È il catanese di mia nonna, che era di Militello, ed alla quale ho dedicato il mio primo libro Idda. Ma io sono curioso, giro nei paesi della Sicilia, capto e raccolgo espressioni che mi piacciono. Le parole le trovo strada facendo».

A prossima vita è un album intenso, carnale, sentimentale, pieno di profumi, umori, sapori, pathos ed emozioni. Vissuto. Tranne il brano che dà il titolo all’album, tutti gli altri testi sono tratti dalle ultime raccolte di Biagio Guerrera: Cori niuru spacca cieluAmàri e Casa munnu, pubblicati per le edizioni Mesogea. Nel frattempo, strada facendo, ha trovato nuove parole e nuove fonti d’ispirazioni da mettere in cantiere un nuovo lavoro che dovrebbe uscire nel 2023. Anno in cui è previsto il suo debutto ufficiale da poeta-cantante. Appuntamento il 4 aprile al Centro Zō di Catania. 

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