– Venerdì 27 settembre esce l’album di debutto della cantautrice e attrice catanese figlia d’arte: «Ho messo tutti i miei pezzi preferiti scritti in questi anni»
– Il disco oscilla tra momenti di leggerezza e profondità, passando da riflessioni sulla nostalgia e le relazioni finite a critiche sottili sulla chiusura mentale e istituzionale
“L’Artista che non c’era”, il premio che vinse nel 2018 e le consentì di finanziarsi un tour, adesso c’è. E, dopo aver trionfato quest’anno alla XXXV edizione di Musicultura, raggiunge un altro traguardo: pubblicare un album. Non per contratto o per necessità, ma per piacere. Mi piace è, infatti, il titolo del disco d’esordio della cantautrice catanese Anna Castiglia, in uscita il 27 settembre. Un titolo che è una dichiarazione d’intenti, un mantra, un invito a scoprirsi e ad amarsi in un mondo che spesso ci spinge a cercare l’approvazione altrui.
«Più che un album, a livello di concetto si può definire una raccolta o, ancora meglio, una playlist, perché non c’è un concept dietro ma la convivenza variegata di canzoni lontane e diverse, sia per il genere musicale (si spazia dal latin, al pop, al cantautorato) sia per il periodo in cui sono nate», spiega la figlia d’arte (papà è l’attore comico Giuseppe Castiglia). «Alcune risalgono a cinque anni fa, altre a pochi mesi prima della fase di produzione. Mi piace non è la canzone più importante o la mia preferita, ma è un manifesto, un’invocazione alle muse. È nata durante il Covid, un periodo in cui il tema del piacere agli altri era molto presente. Sembra un caos, ma è una sorta di albero genealogico che serve a presentarsi completamente al pubblico, con tutti i rami musicali, stilistici e concettuali che ho affrontato fino ad oggi».
A questo lavoro la venticinquenne etnea arriva dopo aver lasciato il segno a XFactor, sbaragliando alle audizioni con la sua Ghali (la stessa con cui ha vinto Musicultura 2024), è stata eliminata agli home visit da Morgan, poi ripescata e ri-eliminata alla prima puntata, poi evocata in semifinale da Fedez come quella che conosceva Morgan già da prima dell’inizio di XFactor (avendo partecipato a una puntata del programma StraMorgan). È stata poi “arruolata” da Max Gazzè per aprire il suo tour. «Esperienze importanti. Il bilancio di quest’anno direi che è molto positivo», commenta la studentessa siciliana del Conservatorio Verdi di Milano.
Sono contenta che finalmente si ne parli della salute mentale nel mondo artistico. Si tende a mostrare solo il lato positivo della vita artistica, ma ci sono pressioni enormi, soprattutto in percorsi veloci. Artisti come Sangiovanni hanno portato l’attenzione su questo tema, anche se in modo doloroso. Personalmente, le pressioni che sento riguardano soprattutto i numeri. Sto imparando a non darci troppo peso, perché altrimenti me la vivo male. Cerco di divertirmi e stare bene, perché è il percorso ad essere importante, più del risultato
Il traguardo dell’album di debutto «è qualcosa che sto ancora cercando di capire», confessa. «Mi ripeto di piacermi senza dover compiacere gli altri, ma non è facile. Cado spesso in quella dinamica. La canzone, e l’album stesso, è un promemoria. Per questo l’ho messa all’inizio, come titolo, e anche all’inizio dei live. È un invito a piacermi», racconta.
L’album non si limita a esplorare il tema dell’accettazione di sé, ma tocca anche corde più profonde. Il secondo brano, AAA Miscela, con il suo invito a “portarmi a riparare”, apre uno spiraglio sul tema, sempre più attuale, della salute mentale anche nel mondo artistico. «Sono contenta che finalmente se ne parli. Si tende a mostrare solo il lato positivo della vita artistica, ma ci sono pressioni enormi, soprattutto in percorsi veloci. Artisti come Sangiovanni hanno portato l’attenzione su questo tema, anche se in modo doloroso. Personalmente, le pressioni che sento riguardano soprattutto i numeri. Sto imparando a non darci troppo peso, perché altrimenti me la vivo male. Cerco di divertirmi e stare bene, perché è il percorso ad essere importante, più del risultato».
In un panorama musicale saturo di tormentoni, Anna si ritaglia uno spazio unico con il suo stile cantautoriale riconoscibile. Si muove tra il teatro-canzone alla Giorgio Gaber e la scuola romana della nuova canzone d’autore, con qualche eco di Carmen Consoli. Il disco oscilla tra momenti di leggerezza e profondità, passando da riflessioni sulla nostalgia e le relazioni finite a critiche sottili sulla chiusura mentale e istituzionale. Musicalmente, spazia dal pop e R&B a influenze samba, swing e gipsy, creando un panorama sonoro ricco e variegato. Un disco poliedrico.
Questa poliedricità, all’inizio, è stata un problema. Arrivata a Torino, facevo ascoltare i miei brani agli addetti ai lavori e questi mi dicevano: “Non c’è coerenza”. Ma è un problema davvero tutto italiano. In America Childish Gambino passa da brani ultra pop a quelli impegnati o strumentali, e nessuno pensa sia un ostacolo. Qui da noi invece devi essere “riconoscibile” ed “etichettabile”. Più volte mi sono chiesta: devo continuare sulla strada più pop o su quella del teatro canzone? E mi sono risposta: non devi scegliere. E quindi in “Mi piace” ho messo tutti i miei pezzi preferiti scritti in questi anni
«Questa poliedricità, all’inizio, è stata un problema. Arrivata a Torino, facevo ascoltare i miei brani agli addetti ai lavori e questi mi dicevano: “Non c’è coerenza”. Ma è un problema davvero tutto italiano. In America Childish Gambino passa da brani ultra pop a quelli impegnati o strumentali, e nessuno pensa sia un ostacolo. Qui da noi invece devi essere “riconoscibile” ed “etichettabile”. Più volte mi sono chiesta: devo continuare sulla strada più pop o su quella del teatro canzone? E mi sono risposta: non devi scegliere. E quindi in Mi piace ho messo tutti i miei pezzi preferiti scritti in questi anni».
Definire la propria arte non è semplice, ammette ma «non la definirei né nuova né vecchia. Ha un suo spazio, un suo peso, e spero che riesca a conquistarne di più, trovando una collocazione che la rispetti. Non voglio snaturarmi. È il pubblico che, in definitiva, definisce la tua posizione. Il mio pubblico è variegato, quindi direi che la mia musica è per tutti».
Anche il rapporto con i social, inizialmente vissuto come un impegno, si è evoluto verso una maggiore leggerezza e autenticità. «All’inizio li vivevo come un impegno, un compito. Poi ho capito che più li prendo con leggerezza, meglio è. Con l’aumento dei followers, dopo la tv, ho sentito la pressione di dovermi esprimere su certe tematiche. Cerco di condividere quello che sento davvero. Li uso soprattutto per lavoro, ma cerco di renderli personali, condividendo pensieri e riflessioni. E mi espongo quando credo fortemente in qualcosa».
A Sanremo mi ci vedo di più rispetto a un talent. Il Festival è un passaggio fondamentale per la canzone italiana
Con nuovi pezzi già in cantiere, un tour in primavera e collaborazioni in vista, anche con artisti emergenti, il futuro di Anna Castiglia si preannuncia ricco di stimoli. E non si esclude una partecipazione a Sanremo: «Mi ci vedo di più rispetto a un talent. Il Festival è un passaggio fondamentale per la canzone italiana».
L’augurio di Anna per chi ascolterà Mi piace è semplice e profondo: «Spero che arrivi tutta me stessa. Ho paura di non mostrarmi per quella che sono. Vorrei condividere la mia verità, le mie idee, le mie riflessioni, affinché il pubblico possa immedesimarsi. E poi spero che l’album piaccia anche a livello estetico, che sia una bella esperienza d’ascolto!».