– Mezzo secolo dopo c’è chi ancora sputa fuoco con le chitarre e la voce, come la band australiana guidata dalla bionda Amy Taylor
– E dopo cinquant’anni il punk fa la sua apparizione anche alla televisione italiana con i toscani Punkcake, la sorpresa di X-Factor 2024
Mezzo secolo dopo c’è ancora vita nel pianeta punk? A dir la verità, qualcuno ne decretò la morte già quarant’anni fa, dopo una brevissima, lurida, esaltante, adrenalinica stagione di rock and roll, rivolta e stile. «Il punk è morto quando i Clash hanno firmato per la Cbs», pianse Mike Perry, leader degli Alternative TV e fondatore di “Sniffin’ glue”, la fanzine che accompagnò la primavera punk. «La Cbs promuove i Clash ma non lo fa per la rivoluzione, certo, lo fa per il denaro, il punk diviene una moda, il punk è morto», urlarono i Crass, che pure si dicevano punk, ma anarchici.
Mezzo secolo dopo Sid Vicious è un’icona sbiadita, Johnny Rotten-Lydon un reduce da reality e Joe Strummer un mito romantico per quei pochi che ancora ci credono. Eppure, mezzo secolo dopo, il cadavere punk detta legge. Musicalmente, nonostante la lotta per la sopravvivenza di un suono che non è soltanto un suono. Nonostante, insomma band come Green Day, Rancid, NoFx e tutti i figli bastardi delle stagioni hardcore, emocore e degli incroci col metal e col rap, il punk oggi è bubble gum music, rock duro, grezzo e veloce, sparato senza rabbia, escapismo power-pop che non ha il nichilismo dei Sex Pistols, l’ironia ebete dei Ramones, il romanticismo ribelle dei Clash, l’urlo secco dei Damned, il sadomasochismo esistenziale degli Heartbreakers, la militanza dei Dead Kennedys…
A raccontare questo movimento che ha danzato sul filo del rasoio tra ribellione e commercialità oggi sono gruppi come Amyl and The Sniffers, australiani che nel nome sembrano voler richiamare la mitica fanzine. I fan sono attratti dal suono e dallo stile degli Sniffers, che attinge allo spirito chiassoso del punk rock di prima generazione, insieme alla cantante Amy Taylor, una bionda esuberante ed euforica che si muove senza sosta e, di solito, vestita con un top bikini e pantaloncini. I tre compagni di band di Amyl sono maschi, rocker elegantemente trasandati e tatuati: il chitarrista Declan Mehrtens, il batterista Bryce Wilson e il bassista Gus Romer.
«In questo momento penso che siano la migliore rock band del pianeta», dice Nick Launay, produttore di Cartoon Darkness (il nuovo album degli Sniffers) che ha spesso lavorato con artisti rock moderni come Yeah Yeah Yeahs, Idles e Nick Cave, e con una carriera che risale alle prime scene punk e postpunk del Regno Unito. «Se fossero stati in giro negli anni Settanta, sarebbero stati altrettanto importanti allora», assicura.
Il nuovo album si apre con il rumoroso riff rock di Jerkin, mentre Taylor respinge gli haters con vanterie e gioiose volgarità. Ci sono anche il folle rock di Motorbike Song e l’allettante ballata Big Dreams, scritta con chitarra acustica e abbinata in tono a un malinconico video musicale diretto dal collaboratore di lunga data John Angus Stewart. La clip ha ciascuno dei membri della band sul retro di motociclette che attraversano un paesaggio desertico aperto. Do It Do It trova Taylor “mentre scala la cima della montagna” e altri “erano ancora nascosti nel loro letto”. Confida che il messaggio di Cartoon Darkness è che il futuro è solo uno schizzo, un cartone animato, non ancora scritto. «Forse non ci schianteremo a capofitto in qualche fottuta apocalisse, forse sarà qualcos’altro», azzarda. Ci sono anche influenze hip-hop: «I Beastie Boys sono stati un punto di riferimento importante in questo album», spiega dice Taylor. «Sono fantastici e il loro fraseggio è figo e ne ascoltiamo molti».
Sul palco Amy Taylor è una scheggia impazzita. L’acconciatura piumata dei primi anni Ottanta di Taylor e l’espressione maniacale riportano alla mente la copertina della fotografa Ellen von Unwerth della regina del ballo di fine anno dell’album Live Through This delle Hole del 1994. Tra una canzone e l’altra, si scaglia contro qualcuno condannato per violenza sessuale che diventa presidente degli Stati Uniti. Ma si chiede quanti altri ci siano là fuori, non condannati, «che gestiscono merda e noi non lo sappiamo». La sua conclusione? «Brucialo fino al suolo! Tirate fuori le tette! Vivi la tua vita!».
E, cinquant’anni dopo, il punk fa capolino anche in televisione, quella italiana ovviamente, perché in altri Paesi aveva già fatto la sua apparizione. Anche in una versione certamente più presentabile, meno trasgressiva e irrispettosa, più sbarazzina e goliardica, eppure porta una linea di follia e un carico di energia all’interno di un talent show in crisi come X-Factor. È il caso dei Punkcake, band toscana della squadra di Manuel Agnelli che fra Clash e CCCP – Fedeli alla linea, con un pizzico di Skiantos, ha superato diversi esami arrivati al quinto live, quello con gli inediti, che si svolgerà giovedì 21 novembre su Sky Uno e in streaming su NOW alle 21.15.
Non c’è più la regina, il regime fascista invece c’è ancora ed è più forte. Il pop è d’una noia mortale. C’è bisogno di un nuovo punk.