– Il libro “Yōko Ono. Brucia Questo Libro Dopo Averlo Letto” mette in rilievo l’importante ruolo della vedova Lennon nell’influenzare l’arte d’avanguardia e il punk, da Marina Abramovic a Diamanda Galàs
– Tra le sue performance più conosciute c’è quella del 1969, “Bed-In”, quando lei e suo marito rimasero a letto in una camera d’albergo per tutta una settimana per protestare contro la guerra in Vietnam
– In arrivo anche un film sugli anni newyorkesi della coppia e del concerto “One to One”, l’unico che l’ex beatle tenne dopo aver lasciato i Fab Four e prima di venire ucciso da un fan squilibrato sotto casa l’8 dicembre 1980

Artista controversa e spesso odiata perché ritenuta artefice silenziosa della separazione dei Beatles, o per pregiudizio (di famiglia ricca ma controcorrente, giapponese, donna), Yōko Ono è in realtà ricordata dal grande pubblico più come moglie di John Lennon che come l’artista e performer innovativa che è stata fin dall’inizio della sua carriera nei primi anni Sessanta.
A sottolineare il rilievo e l’importante ruolo di una delle poche artiste “pure” nella nostra contemporaneità, arriva Yōko Ono. Brucia Questo Libro Dopo Averlo Letto, nel quale i due autori – Francesca Alfano Miglietti (FAM) e Daniele Miglietti – si immergono nella vita e nelle opere di un’artista che, appartenente sin da giovanissima alla corrente nota sotto il nome di Fluxus, della quale è stata tra le fondatrici, ha influenzato artisti tanto diversi come la performer Marina Abramovic (che ha ripreso quasi pari pari la sua “Cut Piece” in “Rhythm 0”) e la cantante d’avanguardia Diamanda Galàs, solo per citarne alcune, il tutto dopo aver suonato con musicisti del calibro del marito John Lennon e di Eric Clapton.
Il libro “Yōko Ono. Brucia Questo Libro Dopo Averlo Letto”
Il libro ricostruisce nella prima parte la nascita delle sue opere e le mostre più recenti, intrecciandole con il contesto sociale, artistico e politico che ha reso possibile quella sperimentazione radicale. La seconda parte del volume indaga invece sull’impatto che l’artista giapponese ha avuto sulla musica sperimentale, sul punk, sulla new wave e sulla cultura underground.
Per Yōko Ono l’arte è un processo di ricerca, un modo di vivere, ma è anche uno strumento di pace sociale e individuale. Idee e opinioni personali sono centrali nella sua pratica, spesso espresse con modalità poetiche che l’hanno resa protagonista dell’avanguardia di New York, Tokyo e Londra al fianco dello sperimentalismo di John Cage, all’arte concettuale, alla Swinging London, alla scena rock, ai movimenti politici e alle lotte per i diritti civili. Nata a Tokyo il 18 febbraio di 92 anni fa da una famiglia benestante (padre banchiere e madre pianista) caduta in rovina con la Seconda Guerra Mondiale, Yōko Ono si trasferì negli Stati Uniti da giovanissima. Sin dall’adolescenza frequentò artisti, scrittori, poeti, musicisti. Il suo interesse era rivolto principalmente alla pittura e alla musica, ma dalla metà degli anni Cinquanta iniziò ad esplorare la scena dell’arte concettuale e performativa, che fece immediatamente sua.

In molti dei suoi primi lavori, Ono forniva agli spettatori delle istruzioni perché partecipassero all’opera o alla performance, e come in Cut Piece richiedeva loro di tagliare un pezzo del suo abito (performance andata in scena anche in anni recenti) oppure impartiva istruzioni surreali come nel libro Grapefruit. Per lei arte e attivismo andavano di pari passo e molte delle sue opere sono manifesti contro la guerra.
Di questi la più nota è sicuramente la performance Bed-In del 1969, durante la quale Yōko Ono e John Lennon rimasero a letto per tutta una settimana per protestare contro la guerra in Vietnam. L’opera prese forma durante il viaggio di nozze della coppia ad Amsterdam. Yōko Ono e John Lennon annunciarono l’evento con un invito criptico: “Vieni alla luna di miele di John e Yōko”. E mentre i media presumevano che la performance si sarebbe trasformata in un atto di sesso pubblico, quello che i due artisti avevano preparato era “una forma poetica e romantica di protesta”.
Dal 25 al 31 marzo, la coppia è rimasta seduta in un letto d’albergo sotto i cartelli “Hair Peace” e “Bad Peace”, mentre rispondeva alle domande della stampa. «La trasformazione della loro luna di miele in performance ha cambiato la tradizione pacifista dei sit-in, un’ulteriore forma di condivisione di un momento privato e felice, trasformato in una campagna internazionale per la pace che includeva la diffusione del loro famoso slogan: “War is over – if you want it”», scrivono gli autori del libro.
Il film “One to one: John & Yoko”
Dal 15 al 21 maggio, invece, arriverà nelle sale come evento speciale One to one: John & Yoko, il docufilm del regista Premio Oscar® Kevin Macdonald, una vera e propria immersione negli anni newyorkesi di Lennon ormai separato dai Beatles. Il regista ha potuto accedere all’archivio Lennon e alla Lennon’s Estate e ricostruire l’esperienza della coppia che tra musica, concerti benefici, manifestazioni, partecipava alla vita culturale della città e soprattutto a quella politica.
Siamo nel 1971-1972, la coppia innamoratissima era arrivata dall’Inghilterra, aveva preso casa al 496 di Broome Street a Soho e al 105 di Bank Street al Village, trascorreva giornate a letto, il famoso periodo “peace and love”, strimpellando, cantando, intervenendo nei programmi tv, ma cominciava di fatto una nuova vita. Fu allora che John e Yōko si impegnarono pesantemente in cause politiche e realizzarono Some Time in New York City, passato alla storia come il peggior album di Lennon e soprattutto il concerto di beneficenza per la famigerata Willowbrook State School per bambini con disabilità intellettive, che un’inchiesta tv aveva svelato come un istituto in pratica di detenzione pediatrica.
Lennon e Ono (la cui figlia Kyoko avuta dall’ex marito Anthony Cox, le era stata sottratta con grande dolore) si buttano con generosità nella realizzazione del concerto così come in altre cause, spesso insieme all’attivista sociale Jerry Rubin e al padre beatnik Allen Ginsburg, tentando di coinvolgere anche un recalcitrante Bob Dylan, e quegli slanci sono forse una delle belle scoperte del documentario. One to One ebbe luogo al Madison Square Garden il 30 agosto 1972, fu l’unico concerto completo che Lennon tenne dopo aver lasciato i Beatles e prima di venire ucciso da un fan squilibrato sotto casa l’8 dicembre 1980.