– “Siamo in cattive acque” è il titolo di una doppia antologia con 32 canzoni delle quali 11 inedite. In uscita il 21 novembre, è frutto della ricerca di appassionati dell’opera dell’autore “maledetto”
– Poeta, cantautore, e outsider per eccellenza, il livornese rappresenta un caso unico nel panorama culturale e musicale del suo tempo. Passione artistica e autodistruzione
Siamo in cattive acque era il titolo che Piero Ciampi aveva immaginato per un album a venire come si legge nelle ultime due paginette di una minuscola rubrica telefonica in cui l’autore livornese scrive di suo pugno una possibile tracklist che non riuscì a pubblicare prima della sua prematura scomparsa avvenuta nel 1980.
Siamo in cattive acque, titolo quanto mai attuale, dà adesso il nome alla sorprendente raccolta di canzoni che comprende alcuni inediti, fra cui cinque dei brani inclusi in quella tracklist abbozzata dallo stesso Ciampi: 32 canzoni di cui 11 del tutto sconosciute e offerte all’ascolto per la prima volta, e 21 allo stesso modo inedite ma come varianti di canzoni già note, anche se con significative differenze rispetto alle versioni pubblicate sia nel testo che nella musica. E tutte con la viva voce di Piero Ciampi, a volte in registrazioni definite negli arrangiamenti e nell’orchestrazione, pronte insomma per andare in stampa, altre volte come provini, comunque di grande impatto emotivo nel restituirci le modulazioni sempre diverse del canto e del recitato dell’autore e in ogni caso di straordinaria importanza culturale consentendoci di seguire i progressivi affinamenti di una melodia o di un testo.
Siamo in cattive acque. Canzoni inedite, a cura di Enrico De Angelis, doppio album in uscita per Squilibri il 21 novembre, è frutto di un ritrovamento che ha del miracolosoma che, come spiega De Angelis nell’introduzione, è conseguenza «di una grande passione per l’opera di Ciampi, coltivata per tutta la vita e orientata verso la ricomposizione della sua eredità artistica, grazie anche alla disponibilità di altri appassionati e alla collaborazione di co-autori di Ciampi come Gian Franco Reverberi, Gianni Marchetti e Pino Pavone. Brano dopo brano, in anni di paziente ricerca, ha preso così corpo questa raccolta di canzoni inedite che riguarda due fasi della vita artistica del cantautore livornese: il breve periodo, pressoché sconosciuto, in cui nel 1967 lavorò col musicista genovese Elvio Monti e la più assidua collaborazione negli anni Settanta con Gianni Marchetti. A quest’ultimo periodo risalgono anche gli studi preparatori per l’album di Nada del 1973, Ho scoperto che esisto anch’io, con brani che sono i palesi progenitori delle canzoni poi pubblicate ma anche due completamente inediti, e interpretati tutti da Piero Ciampi al femminile, come se a cantare fosse per l’appunto Nada».
Il booklet, oltre che da alcuni autografi di Ciampi, è arricchito da fotografie di Uliano Lucas, che ci restituiscono un’immagine alquanto insolita del cantautore toscano negli anni Sessanta, e dai collage digitali di Daisy Jacuzzi.
Dimmi chi era Piero Ciampi
Piero Ciampi è una figura affascinante e complessa nella storia della musica italiana. Poeta, cantautore, e outsider per eccellenza, rappresenta un caso unico nel panorama culturale e musicale del suo tempo. Nato a Livorno il 28 settembre 1934 e scomparso a Roma il 19 gennaio 1980, Ciampi ha trascorso la vita in bilico tra passione artistica e distruzione personale, tra una ricerca autentica di verità e una sorta di autodistruzione consapevole. La sua eredità è oggi riconosciuta come di grande valore artistico e umano, e il suo lavoro continua a ispirare musicisti, poeti e amanti della musica.
Ciampi nacque in una famiglia della borghesia livornese, città che avrebbe esercitato un influsso importante sulla sua sensibilità artistica e sulla sua visione della vita. Dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dal fascismo e dalle sue conseguenze sulla società italiana, sviluppò una passione per la poesia e la musica, forme d’arte che diventarono per lui mezzi di espressione privilegiati per raccontare il suo malessere interiore.
Negli anni Cinquanta, a poco più di vent’anni, decise di lasciare Livorno per trasferirsi a Parigi, dove venne in contatto con l’ambiente artistico e bohémien della capitale francese. Qui incontrò la poesia esistenzialista, il jazz e la chanson française, influenze che avrebbero segnato profondamente il suo stile musicale e letterario. Personaggi come Jacques Brel, Georges Brassens e Leo Ferré diventarono per lui modelli ispiratori. Parigi rappresentò una parentesi decisiva, in cui Piero Ciampi iniziò a sperimentare con la musica e la scrittura in modo serio, anche se disordinato, gettando le basi per quello che sarebbe diventato il suo stile unico.
La musica, la poesia
Negli anni Sessanta, Ciampi ritornò in Italia, deciso a fare della musica e della poesia la sua professione. A Roma, entrò in contatto con il mondo discografico e, grazie ad alcuni incontri fortuiti, riuscì a firmare un contratto con la RCA Italiana, una delle etichette più prestigiose del tempo. Il suo esordio discografico avvenne nel 1963 con il nome di Piero Litaliano, pseudonimo scelto per sottolineare il suo legame con l’Italia, ma anche per evitare di confondersi con i tanti artisti di origine straniera che avevano successo in quel periodo.
I suoi primi lavori discografici non ebbero un grande successo commerciale, ma riuscirono comunque a farsi notare per l’originalità delle composizioni e per la profondità dei testi. Canzoni come L’amore è tutto qui e Io e te, Maria misero subito in evidenza la sua poetica fatta di immagini crude, storie d’amore travagliate e un senso di solitudine struggente. Piero Ciampi iniziò a sviluppare un proprio stile, lontano dalle mode e dalle convenzioni del tempo, che avrebbe raggiunto il culmine negli anni successivi.
Ciampi è spesso definito “poeta maledetto”, un appellativo che si addice alla sua vita tormentata e alla sua poetica intensa e sofferta. La sua musica è caratterizzata da testi densi di significato, influenzati dalla poesia esistenzialista e dalla chanson francese. Ciampi trattava temi quali l’amore, la solitudine, la disperazione e l’alienazione con un linguaggio diretto e sincero, capace di colpire nel profondo l’ascoltatore.
La sua voce era cruda e a tratti sgraziata, lontana dall’immagine del cantante popolare. Ciampi non si preoccupava di piacere a tutti i costi; anzi, sembrava rifiutare l’idea stessa del successo commerciale. Le sue canzoni erano, più che brani musicali, poesie in musica, rappresentazioni di una vita vissuta ai margini, tra eccessi, delusioni e momenti di lucida consapevolezza.
Il successo per Piero Ciampi arrivò solo parzialmente, e quasi sempre accompagnato da controversie. La sua personalità complessa e il suo stile di vita disordinato lo portarono spesso a scontrarsi con il mondo della discografia, incapace di comprendere e sostenere un artista così fuori dagli schemi. Ciampi era noto per la sua propensione all’alcol, che spesso influiva sulle sue esibizioni dal vivo, rendendole imprevedibili e talvolta difficili da seguire.
Nonostante le difficoltà, Ciampi riuscì comunque a conquistare una nicchia di appassionati che lo seguirono con dedizione. Il suo pubblico era formato da persone attratte dalla sua autenticità e dal suo modo di raccontare la realtà senza filtri. Per questi fan, Ciampi rappresentava un modello di artista “vero”, libero dalle convenzioni e dai compromessi del mercato musicale.
Il rapporto con la discografia e il fallimento commerciale
Ciampi è stato un outsider anche per il modo in cui ha gestito la sua carriera discografica. La sua relazione con l’industria musicale fu sempre complicata, caratterizzata da incomprensioni e malintesi. Spesso, le case discografiche cercavano di indirizzare Ciampi verso un pubblico più vasto, suggerendo arrangiamenti e temi più accessibili. Tuttavia, Ciampi si opponeva costantemente a queste imposizioni, preferendo rimanere fedele alla sua visione artistica.
Questa intransigenza artistica portò a una serie di fallimenti commerciali. Nonostante il talento riconosciuto da colleghi e critici, Ciampi non riuscì mai a sfondare davvero sul mercato. I suoi dischi vendevano poco, e le sue apparizioni televisive erano rare. Ma Ciampi non sembrava interessato al successo commerciale: per lui, la musica era un mezzo di espressione e non un prodotto da vendere. Questo atteggiamento lo portò a essere apprezzato principalmente da una cerchia ristretta di ammiratori e a guadagnarsi l’etichetta di “artista di culto”.
L’autodistruzione e gli ultimi anni
Negli anni Settanta Ciampi cadde sempre più vittima dell’alcolismo, un problema che influenzò pesantemente la sua carriera e la sua vita personale. Le sue esibizioni dal vivo divennero sempre più rare e difficili, spesso segnate da momenti di caos e imprevedibilità. Questo comportamento contribuì a isolare ulteriormente Ciampi dal mondo della musica e dal pubblico.
Nonostante le difficoltà, Ciampi continuò a scrivere e a comporre fino alla fine, lasciando in eredità un repertorio di canzoni intense e struggenti. Le sue ultime opere, come l’album Dentro e fuori (1975), sono considerate tra le più mature e personali della sua carriera. Tuttavia, i problemi di salute e la dipendenza dall’alcol continuarono a peggiorare, fino a portarlo alla morte prematura, avvenuta il 19 gennaio 1980 a Roma.
L’eredità artistica di Piero Ciampi
Nel panorama della canzone italiana, Ciampi rappresenta una voce unica, capace di unire la profondità poetica alla musica in modo inimitabile. Numerosi artisti hanno dichiarato di essere stati influenzati da Ciampi, tra cui Vinicio Capossela, Paolo Conte e Fabrizio De André, tutti cantautori che, a loro modo, hanno portato avanti l’eredità di Ciampi. Il suo stile ha ispirato non solo cantanti e musicisti, ma anche poeti e scrittori che vedono in lui un esempio di autenticità e di libertà artistica.
Negli anni, sono stati organizzati numerosi omaggi e tributi a Ciampi, come concerti e mostre che hanno contribuito a riscoprire e valorizzare il suo lavoro. A Livorno, sua città natale, è stato istituito un premio musicale a suo nome, il Premio Piero Ciampi, la cui edizione quest’anno è stata intitolata proprio al disco Siamo in cattive acque, che sarà presentato giovedì 21 novembre. La serata, condotta da Paolo Pasi, vede anche il di Nada, che riprenderà le canzoni firmate da Piero Ciampi e Gianni Marchetti per il suo album del 1973 Ho scoperto che esisto anch’io. A ricevere il premio sarà la cantante friulana poco più ventenne Nicole Coceancig, una voce carica di una verità ed un’immediatezza che non si apprende nei conservatori o nei licei musicali. Zohra, la protagonista dell’album tematico al quale sta lavorando, è una ragazza quattordicenne che fugge dal Pakistan e rappresenta il sogno del riscatto, della libertà e dell’emancipazione.
Ai Massimo Volume, band decisiva nella straordinaria fase di rinnovamento del rock italiano negli anni Novanta, andrà il Premio alla carriera. Sullo stesso palco, anche Nathalia Sales insieme a Pino Pavone, e un omaggio a Gian Franco Reverberi, scomparso l’8 gennaio di quest’anno, una delle figure determinanti nella nascita della canzone d’autore italiana e “padre spirituale” del Premio Ciampi.