– Il leggendario chitarrista in concerto in Italia (venerdì 15 novembre a Messina) racconta il dramma vissuto l’anno scorso durante una esibizione a Bucarest
– In trio acustico presenterà «il nuovo album e pezzi acustici del precedente, “Opus”, forse uno o due dai miei dischi tributo ai Beatles, e uno o due di Piazzola»
Il 27 settembre 2023, durante un concerto a Bucarest, in Romania, il leggendario chitarrista Al Di Meola accusa un malore e viene trasportato d’urgenza in ospedale dove le sue condizioni vengono dichiarate stabili il giorno seguente. La diagnosi parlerà di un infarto.
«Mi sono ripreso molto rapidamente», assicura. «È stato un grave attacco di cuore, ma non ho avuto bisogno di un intervento chirurgico a cuore aperto. Soltanto stent. Poiché ero in ottima forma fisica, non ho subito alcun danno cardiaco o cicatrici sul cuore. Sto operando al 100% e sono monitorato molto bene dai medici».
Ciò significa anche che la sua capacità di suonare la chitarra non è intaccata. «In effetti, il mio modo di suonare è migliorato», afferma. «Perché durante il periodo di recupero, ho subito un intervento chirurgico alla mano. Avevo una cicatrice piuttosto grande dal tunnel carpale. Sembravo il mostro di Frankenstein. È stato davvero brutto. Doloroso. L’intervento chirurgico non è stato così veloce a guarire come pensavo, ma ora è completamente superato e mi consente di suonare meglio».
È un chitarrista “rimesso a nuovo” quello che il pubblico italiano ammirerà nei concerti che terrà mercoledì 13 novembre, alle ore 21:00, al Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo e due giorni dopo, venerdì 15, alle ore 21:00, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
Il musicista, nato settanta anni fa a Jersey City, con il suo stile virtuosistico e la sua capacità di mescolare jazz, rock, musica latina e classica, ha trasformato la chitarra in un vero e proprio strumento di innovazione. La sua carriera è cominciata nel 1974, a soli 20 anni, nel gruppo di uno dei più grandi pianisti jazz della storia: Chick Corea, con il suo famoso progetto Return to Forever. La sua abilità nell’incorporare la musica flamenco, il jazz e il rock, oltre alla sua velocità nell’esecuzione, lo rende un virtuoso della chitarra che non teme di sfidare le convenzioni musicali. Alterna abilmente l’elettrico all’acustico, come dimostrano il suo ultimo lavoro Twentyfour e le sue tournée che seguono entrambe le direzioni.
Nonostante il tour elettrico occupi la maggior parte del programma di Al Di Meola, c’è tuttavia ancora tempo per le esibizioni acustiche, come quelle che presenterà nel nostro Paese accompagnato Peo Alfonsi alla seconda chitarra e Sergio Martinez alle percussioni.
«Ho un trio acustico, con un altro chitarrista dall’Italia (Paolo “Peo” Alfonsi è di Iglesias) e un percussionista di Valencia, in Spagna», spiega. «Non suoniamo alcun brano del repertorio dei primi dischi. Ci concentriamo maggiormente sul nuovo disco, e anche su pezzi acustici del disco precedente, Opus, forse uno o due dai miei dischi tributo ai Beatles, e uno o due pezzi di Astor Piazzola. Quello che facciamo con questo è portarlo al livello successivo. Dal vivo, ti abitui così tanto a suonarlo che, di solito, i tempi aumentano. Quindi, quando torno ad ascoltare il disco, tendo a pensare: “Oh mio Dio, è così lento, avrei dovuto accelerarlo”. Ma per l’ascoltatore, lo stanno sentendo per la prima volta, e non pensano che sia così. A volte penso che un disco troppo veloce diventi molto monotono per l’ascoltatore. E va bene che un disco sia più uniforme, e non caotico e veloce. Ma dal vivo, funziona alla grande. Inoltre, con l’altro chitarrista, devo aggiungere alcune armonie che non ho messo sul disco, che ho sempre voluto fare, ma non ne ho avuto la possibilità».