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AL CINEMA. Nel mondo di “Oceania 2”

– Le prime visioni di questa settimana. Nel sequel dell’amato film Disney l’eroina Vaiana è cresciuta e diventa leader. “Il corpo” un intricato thriller italiano con Giuseppe Battiston e Claudia Gerini. Anthony Hopkins è Freud

OCEANIA 2 animazione, diretto da David G. Derrick Jr., Jason Hand, con Emanuela Ionica e Auli’i Cravalho. 

Vale ancora la pena spingersi oltre il reef. La barriera corallina che la giovane protagonista di Oceania aveva superato nel 2016, navigando verso l’ignoto contro i divieti paterni, continua a starle stretta. Nel sequel dell’amato film Disney, Vaiana si imbarca in un’altra epica avventura in mare aperto. «Vaiana è cresciuta», spiega il regista Dave Derrick Jr.. «Nel primo film andava alla scoperta di sé. E ci è piaciuto vedere quanto lontano sia arrivata, ma volevamo spingerla ancora oltre. Ora non è più sola, è un punto di riferimento per la sua comunità, è una leader, ha un equipaggio di cui occuparsi».

Oceania 2 arriva quasi un decennio dopo l’originale, ma nel tempo narrativo sono passati solo tre anni: l’eroina polinesiana è ora un’adolescente consapevole, esperta navigatrice ed esploratrice, ammirata da tutti gli abitanti dell’isola, compresi i genitori, che hanno sostituito l’apprensione con l’orgoglio. Per seguire un inaspettato richiamo dei suoi antenati, la ragazza decide di salpare verso acque pericolose e remote, alla ricerca di altre isole disseminate nel Pacifico. Da brava capitana prepara la barca e mette insieme un nuovo equipaggio, ben più strampalato e numeroso di quello del primo film. A bordo con lei ci sono l’amica inventrice Loto, il cantastorie che conosce tutte le leggende Moni, l’anziano cuoco che non ha mai lasciato la terraferma Kele, il maialino Pua e la solita gallina svampita Heihei. Ovviamente arriva anche Maui, il Dio molto umano che l’aveva accompagnata a restituire il cuore rubato alla divinità Te Fiti. 

«Porta con sé delle persone e se ne sente responsabile. Così scopre se stessa in una nuova dimensione, quella della leader. Ed emerge il suo vero superpotere: l’empatia. Forse soprattutto perché è una donna, Vaiana esercita il potere con la cura. Perché tiene profondamente al suo popolo», afferma Dana Ledoux Miller, che ha scritto il film con Jared Bush. Lei, come Derrick e molte delle centinaia di persone che hanno lavorato per quattro anni al progetto, hanno una discendenza polinesiana: «Essendo samoana, raccontare una storia radicata nella cultura del Pacifico è un’enorme responsabilità, ma anche una gioia. Tutte le mattine arrivavo a lavorare pensando ai miei cugini, agli zii. Spero che quando vedranno il film si sentano rappresentati, celebrati», riflette Ledoux Miller.

Una squadra di antropologi, storici e studiosi della cultura e delle lingue del Pacifico ha affiancato la produzione dal primo giorno. «C’è una detto popolare che ci ripetevano: “L’oceano non  separa, ma unisce”. È il messaggio che risuonava in noi da quando abbiamo cominciato a pensare al secondo film. Eravamo separati dal Covid e ci siamo resi conto che, anche se lontani, il senso di appartenenza, di comunità e amicizia ci teneva uniti», racconta il co-regista Jason Hand. «Penso che sia un grande messaggio per i tempi che viviamo. Siamo più legati di quanto pensiamo e abbiamo con gli altri più cose in comune che differenze», considera Ledoux Miller, che aggiunge: «Preparate i  fazzoletti, ma siate anche pronti a farvi belle risate».

Voto: 4 su 5

IL CORPO thriller, diretto da Vincenzo Alfieri, con Giuseppe Battiston e Claudia Gerini.

Un giallo denso di mistero in cui ogni personaggio sembra aver qualcosa da nascondere e offre un motivo per far dubitare allo spettatore di essere il colpevole. Tra ambientazioni cupe, inquadrature particolari, pioggia, rumori e luci spettrali, in una notte l’ispettore interpretato da Giuseppe Battiston deve risolvere il caso della sparizione dall’obitorio del corpo di un’affascinante imprenditrice trovata improvvisamente morta. Tanti potrebbero averla uccisa e avere delle ragioni per far sparire il cadavere, primo tra tutti il marito della donna (Andrea Di Luigi).

Il regista: «Ero sposato da poco quando ho iniziato a parlare del film con il produttore e mi interessava molto indagare le piccole fratture che possono crearsi in un matrimonio, in una chiave dark; a me piace parlare dell’ordinario in chiave straordinaria, attraverso il genere, in questo caso il giallo. Secondo me nella vita non c’è mai un solo binario, il giusto o sbagliato, il bello o il brutto, ci sono tante sfumature e questo film vuole essere un po’ così».

Nel film Claudia Gerini è la donna di cui sparisce il corpo: «Questa donna eccentrica e a tratti malvagia, imprevedibile che fa cose strane perché è ricca e può comprare tutto e tutti. C’è tutto un rimando di ambiguità, di diverse nuances di emozioni». Anche l’ispettore Battiston si rivela ambiguo e fin dall’inizio sembra avere le idee molto chiare: «È particolare perché come tutti i personaggi ha un lato oscuro che lo rende particolarmente interessante».

Voto: 3.5 su 5

FREUD – L’ULTIMA ANALISI drammatico, diretto da Matt Brown, con Anthony Hopkins e Matthew Goode. Durata 108 minuti.

È ambientato prima della Seconda guerra mondiale, quando ormai Sigmund Freud, interpretato da Anthony Hopkins, è giunto quasi alla fine della sua vita. Lo psicanalista decide di incontrare lo scrittore inglese C. S. Lewis (Matthew Goode), autore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia, ma anche teologo.

Proprio con lui Freud vuole discutere riguardo l’esistenza di Dio, analizzando anche il legame che il filosofo ha con la figlia lesbica Anna e la relazione non convenzionale di Lewis con la madre del suo migliore amico. All’interno dello studio di Freud, in questa sua ultima sessione, passato e presente si intrecciano con la fantasia.

Voto: 3.5 su 5

HEY JOE drammatico, diretto da Claudio Giovannesi, con James Franco e Francesco Di Napoli. Durata 117 minuti.

Racconta la storia di Dean Barry (James Franco), un veterano americano del New Jersey, che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la Seconda guerra mondiale e che ritorna in Italia, a Napoli, all’inizio degli anni Settanta, per conoscere suo figlio. Dean vorrebbe recuperare venticinque anni di assenza, ma suo figlio ormai è un uomo, è cresciuto nella malavita, è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre americano.

Voto: 3 su 5

PICCOLE COSE COME QUESTE drammatico, diretto da Tim Mielants, con Cillian Murphy e Emily Watson. Durata 98 minuti.

Si svolge nel 1985 in Irlanda. Bill Furlog (Cillian Murphy) è un uomo silenzioso, dall’animo semplice ma anche un attento osservatore, che ha dedicato la vita al lavoro, alla moglie Eileen e alle loro cinque figlie. In un freddo giorno d’inverno, l’uomo trasporta e distribuisce la legna e il carbone per gli abitanti del villaggio.

Siamo nei giorni che precedono il Natale, quando Bill entra nel cortile del convento locale, diretto da Suor Mary (Emily Watson), fa un incontro che riporta a galla ricordi sepolti nella sua memoria. Non può ignorarli anche perché lo portano a scoprire segreti e verità che lo sconvolgeranno. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare il silenzio di un’intera comunità…

Voto: 3 su 5

REVIVAL horror, diretto da Dario Germani, con Michael Paré e Louis Mandylor. Durata 93 minuti.

Vede protagonisti Rich e Grant (Louis Mandylor e Yonv Joseph), due criminali che, in fuga dopo aver commesso una rapina, si rifugiano in una casa apparentemente sicura. Qui incontrano Martin (Michael Paré), un folle medico in pensione che sembra offrire loro protezione. Ma ciò che inizialmente appare come un rifugio si trasforma ben presto in un incubo. Dopo essere stati sedati e rinchiusi in una stanza segreta che il medico usa come laboratorio, i due scoprono di essere diventati le cavie di un folle esperimento.

Martin, ossessionato dalla morte della sua adorata moglie, è convinto di poterla riportare in vita. Per realizzare il suo delirante piano, cattura e incatena altre persone, trasformandole in soggetti per i suoi esperimenti pre-morte, convinto che questi possano essere la chiave d’accesso per l’aldilà.

Voto: 2 su 5

THE GARBAGE MAN noir, diretto da Alfonso Bergamo, con Paolo Briguglia e Tony Sperandeo.

Si svolge in una non ben precisata periferia italiana del sud in preda al degrado urbano. In questo contesto vive il protagonista (Paolo Briguglia), un netturbino che nella vita è stato sempre un perdente. Lui ha paura di tutto, del suo passato, del futuro e soprattutto del presente, che lo vede alle prese con il desiderio di ripulire il mondo dal marcio che impregna la società. È l’amore per una donna, la figlia di un suo collega, che lo spinge verso ideali che forse non è in grado di sostenere a causa della sua natura di anti-eroe.

Voto: 2.5 su 5

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