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Al cinema. Irrompono Ficarra e Picone

–  I film nelle sale questa settimana. “Santocielo” della coppia comica siciliana lancia la sfida di Natale. Incontrerà il cioccolatiere “Wonka” e “Ferrari”
– Ma saranno feste thriller con “Adagio” di Stefano Sollima con un cast di all star e con “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader

SANTOCIELO commedia, diretto da Francesco Amato, con Giovanni e Salvatore Ficarra. Durata 120 minuti.

Commedia natalizia ambientata ai giorni nostri e vede l’Assemblea Celeste in Paradiso riunita per risolvere un’importante questione: l’egoismo e l’atteggiamento bellico degli esseri umani. Nonostante siano passati millenni, l’uomo non ha ancora superato questo limite e l’Assemblea propone a Dio (Giovanni Storti) di intervenire, inviando un nuovo Messia.

Il compito di toccare il ventre di chi dovrà portare in grembo il nuovo figlio di Dio è affidato a un angelo (Picone), che con un solo tocco dovrebbe mettere incinta la prescelta. Una volta giunto sulla Terra, però, l’angelo si imbatte in un uomo (Ficarra), con cui stringe subito amicizia e trascorre una serata goliardica. A fine serata, i due, un po’ alticci, si salutano nel bel mezzo di una strada, ma nel mentre un’auto rischia di investire l’uomo. L’angelo, per metterlo in salvo, gli tocca accidentalmente il ventre. È così che l’uomo rimane incinta del nuovo Messia… ma come andrà a finire questo errore divino? Voto: 4 su 5

WONKA commedia, diretto da Paul King, con Timothée Chalamet e Olivia Colman. Durata 116 minuti.

È un prequel che mostra come Willy sia diventato il proprietario della rinomata Fabbrica di Cioccolato. Il film ripercorre la giovinezza di Willy, la cui vita era stata sino a ora un mistero. Viene raccontata la sua infanzia e come un semplice ragazzo sia riuscito a diventare il possessore di un’azienda di dolciumi nota in tutto il mondo, ma soprattutto come o, meglio, dove Willy Wonka abbia incontrato per la prima volta i fidati Oompa-Loompas. Voto: 3.5 su 5

ADAGIO poliziesco, diretto da Stefano Sollima, con Pierfrancesco Favino e Toni Servillo. Durata 127 minuti.

Una Roma bollente di caldo, inquadrata dal basso della periferia in cui i protagonisti si muovono come topi che si sentono in trappola, guardinghi, nervosi, pronti alla fuga, difficile riconoscere in loro i re malavitosi della città di qualche anno fa, ma qualcosa li riporta ad un passato che avevano solo fatto finta di rimuovere. Arriva in sala, dopo il concorso alla Mostra del cinema di Venezia, un thriller teso con un cast irriconoscibile di star italiane. È Adagio di Stefano Sollima, il regista delle serie Romanzo Criminale e Suburra, di Acab e Sicario, tornato dopo varie esperienze americane a girare a casa.

Scritta con Stefano Bises, è una storia piena di azione, inseguimenti, sangue in una Roma senza Colosseo, una caccia mentre sullo sfondo dei Castelli salgono gli incendi e la cenere comincia ad intossicare anche l’aria di città. «Un film di grandi anime», ha detto il regista sul set, quando nel settembre 2022 radunava centinaia di comparse per una colossale scena d’azione alla Stazione Tiburtina sotto un caldo feroce in linea con il climax della storia. Dietro inseguimenti, conti con il passato di quello che resta un «gangster movie, un noir, c’è un cuore intimo che ci emoziona tutti: il tema della paternità, tutte le forme possibili di amore filiale, di rapporto tra padri e figli biologici e non. E però tra vecchi banditi e nuovi criminali che si muovono solo per denaro, tra polizia corrotta, avanza un cuore puro, un ragazzo diverso, sensibile, come quelli delle nuove generazioni, che saranno pure svagati, fluidi, ma sono la nostra speranza e io da padre ci credo davvero».

Vedere al trucco il cast all star è una esperienza: Pierfrancesco Favino esce dalla roulotte cinematografica e lo riconosci praticamente dalla voce e così vale per gli altri: un inedito Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini – tutti fisicamente quasi irriconoscibili per esigenze di copione – al servizio del protagonista, il giovane debuttante di talento Gianmarco Franchini. Per i magnifici quattro «una chiamata irresistibile» vista la fama di Sollima «di fare cinema cinema, con set impegnativi, faticosi, ma potenti» dicono in coro. Il lavoro su Favino-Cammello è stato importante: «Bisognava dare un look da disperato, realistico», ha detto sul set, ecco così una canottiera invecchiata in acqua e sale, quasi lisa con aloni stratificati di sudore, ha proseguito mostrando la grande opera realistica del costumista, ma della capacità attoriale ci sono gli occhi gonfi di dolore e un invecchiamento precoce.

Tutte le location, Via Prenestina, il Mandrione, via Tiburtina hanno lo sfondo torrido con il calore che sembra salire dall’asfalto e l’aria che si fa sempre irrespirabile, un’aria da apocalisse. Senza rivelare troppo, Adagio racconta la storia di Manuel (Franchini), un ragazzo di 16 anni che cerca di godersi la vita come può, mentre si prende cura dell’anziano padre (Servillo). Vittima di un ricatto, va a una festa per scattare alcune foto a un misterioso individuo, ma, sentendosi raggirato, decide di scappare, ritrovandosi invischiato in questioni ben oltre la sua portata. I ricattatori che lo inseguono si rivelano essere estremamente pericolosi e determinati ad eliminare quello che ritengono uno scomodo testimone e il ragazzo dovrà chiedere protezione a due ex criminali della Banda della Magliana (Mastandrea e Favino), vecchie conoscenze del padre. Voto: 3.5 su 5

IL MAESTRO GIARDINIERE thriller, diretto da Paul Schrader, con Joel Edgerton e Sigourney Weaver. Durata 107 minuti.

Racconta la storia di Narvel Roth (Joel Edgerton), un meticoloso orticoltore che cura i giardini e i terreni della magnifica e storica tenuta di Gracewood Gardens. Oltre a occuparsi degli esterni della proprietà, l’uomo cerca anche di assecondare sempre i bisogni della sua datrice di lavoro, la signora Norma Haverhill (Sigourney Weaver), una ricca vedova. Quando quest’ultima gli chiede di prendere la sua ribelle nipote Maya (Quintessa Swindell) come nuova apprendista, la tranquilla e mite esistenza di Narvel precipita nel caos, portando a galla oscuri segreti provenienti da un passato che sembrava sepolto per sempre… Voto: 3.5 su 5

FERRARI biografico, diretto da Michael Mann, con Adam Driver e Penélope Cruz. Durata 130 minuti.

Dopo aver interpretato Maurizio Gucci nell’House of Gucci di Ridley Scott, Adam Driver è alle prese con un altro italiano, il Drake, il mito di Maranello, protagonista del film di Michael Mann già in corsa alla Mostra di Venezia. «Un uomo particolare, diverso da tutti, una persona che era come spronata dal lutto del giovane figlio Dino, dal dolore che provava. E tutti i rapporti con le persone che lo circondavano, in famiglia e nella scuderia, ne erano condizionati», ha raccontato Adam Driver. «Di Enzo Ferrari sapevo poco ma via via che preparavamo il film, conoscevamo i luoghi veri a Modena, il barbiere, lo studio, la casa, i ristoranti, sono entrato in connessione con lui e il suo mondo, è stato davvero emozionante».

Nel kolossal di produzione indipendente, girato in Italia, con adrenaliniche scene di gara, c’è la ricostruzione della famosa Mille Miglia del 1957 con la tragedia che costò la vita al pilota Ferrari Alfonso De Portago e fece strage nel pubblico a Guidizzolo con la morte di nove spettatori, tra cui quattro bambini. Fu l’ultima Mille Miglia poi vietata per ragioni di sicurezza, la fine di un’epoca. Nel cast ci sono Penelope Cruz (la moglie Laura Ferrari), Jack O’Connell, Sarah Gadon (Linda Christian), Gabriel Leon, Lino Musella, Valentina Bellé e Shailene Woodley che interpreta l’amante Lina Lardi, da cui nascerà Piero, riconosciuto solo nel 1975.

«Sono affascinato da sempre da storie così profondamente umane, quando mi sono imbattuto in un personaggio così dinamico come Enzo Ferrari ne sono rimasto colpito. Tutti i suoi aspetti contrastanti sono universali, ma così è la vita e lui li aveva concentrati», ha sottolineato il regista. Nel film l’ex pilota con “la passione letale”, parole sue nel film, per i motori, ha un cuore che sembra battere solo in funzione delle gare. Peccato che per Adam Driver questa gioia non ci sia stata: «Le assicurazioni non si sono fidate di me, non mi hanno lasciato guidare. Mi facevano paura, confesso, nessuno voleva che neppure le toccassi, ma è stato fondamentale per il film averle, come pure girare in Italia, visitare i veri luoghi. È importante capire il contesto, la mentalità. Ferrari era una persona unica, incredibilmente concentrata sul presente, sulle corse, sulle vittorie».

Il 1957 è un anno cruciale per la vita di Enzo Ferrari: ha perso l’amato figlio Dino a 24 anni per la distrofia, il suo matrimonio con Laura, rovinato dal dolore, è al capolinea, nel frattempo prosegue la relazione extraconiugale con Lina Lardi, conosciuta durante la guerra e che gli ha dato il figlio Pietro che lo chiama papà ma che lui riconoscerà solo nel 1975, durante le gare muoiono suoi amici fedeli e la sfida con la Maserati, pure modenese, gli toglie il sonno, per lui ci sono solo le corse e la Mille Miglia di quell’anno finirà in tragedia. Pubblico e privato si sovrappongono nel melò di Michael Mann. Voto: 3 su 5

IL FARAONE, IL SELVAGGIO E LA PRINCIPESSA animazione, diretto da Michel Ocelot. Durata 123 minuti.

È diviso in tre racconti: un’epopea ambientata nell’Antico Egitto; una leggenda che prende piede in Francia in pieno Medioevo; infine, una storia fantastica, che ha come sfondo l’orientale Turchia del XVIII secolo tra vesti ottomane e sontuosi edifici turchi. Questo trio di storie ricche di colori si muove fra sogni popolati da magnifiche divinità, terribili tiranni, giustizieri giocondi, principi e principesse che fanno qualsiasi cosa passi loro in mente. Voto: 3 su 5

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