– Il musicista americano aveva 82 anni e da tempo combatteva contro la broncopneopatia cronica e altri problemi di salute. Ha fatto ballare intere generazioni con una musica fortemente ritmata e carica di contenuti sociali e con la sua band Family Stone
Sly Stone, il musicista americano che ha fatto ballare intere con il suo songwriting gloriosamente funky e spesso socialmente consapevole, è morto all’età di 82 anni. «Dopo una lunga battaglia contro la broncopneopatia cronica e altri problemi di salute, Sly è morto pacificamente, circondato dai suoi tre figli, dal suo amico più stretto e dalla sua famiglia allargata», si legge in una dichiarazione della famiglia. «Mentre piangiamo la sua assenza, ci consoliamo sapendo che la sua straordinaria eredità musicale continuerà a risuonare e ispirare per le generazioni a venire».
Quando si parla di innovatori nella musica contemporanea, il nome di Sly Stone risplende con una luce brillante e indimenticabile. Nato Sylvester Stewart il 15 marzo 1943 a Denton, in Texas, Sly Stone ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica, mescolando soul, funk, rock e psichedelia in un cocktail sonoro che ha ridefinito i confini dei generi musicali e delle questioni sociali.

Con il suo gruppo Sly and the Family Stone, ha legato soul, rock psichedelico e gospel in canzoni ferventi ed edificanti, ed è diventato uno dei progenitori chiave del suono funk degli anni ’70 insieme a James Brown e altri.
I successi del gruppo includono tre singoli statunitensi numero 1 – Everyday People, Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) e Family Affair – oltre a Dance to the Music, I Want to Take You Higher, Hot Fun in the Summertime e altro ancora. L’album del 1971 There’s a Riot Goin’ On, una riflessione lunatica sui diritti civili e sull’idealismo corrotto del Dopoguerra creato prevalentemente da Stone, è ampiamente considerato come uno dei più grandi del XX secolo.
Una giovinezza segnata dalla musica

Sly Stone era cresciuto in una famiglia profondamente religiosa, dove la musica gospel era parte integrante della vita quotidiana. Trasferitosi in California da bambino, il giovane Sylvester mostrò fin da subito un talento precoce per la musica, imparando a suonare numerosi strumenti, tra cui il pianoforte, la chitarra e il clarinetto. Durante l’adolescenza, si unì a vari gruppi musicali e iniziò a scrivere canzoni, dimostrando una versatilità e una creatività che presto lo avrebbero reso famoso.
Nel 1966, Sly Stone formò il leggendario gruppo Sly and the Family Stone, un collettivo multirazziale e con membri di entrambi i generi. Questo approccio era rivoluzionario per l’epoca, riflettendo il messaggio di unità e uguaglianza che permea la loro musica. Il gruppo esplose sulla scena musicale con brani come Dance to the Music e Everyday People, canzoni che non solo scalavano le classifiche, ma affrontavano temi sociali come il razzismo e l’armonia tra le persone.
La musica di Sly and the Family Stone era caratterizzata da ritmi incalzanti, linee di basso funky, armonie vocali coinvolgenti e testi profondi. Album come Stand! (1969) e There’s a Riot Goin’ On (1971) non solo definirono il sound dell’epoca, ma influenzarono generazioni di artisti in diversi generi musicali, dal hip-hop al rock. Canzoni come Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) e Family Affair sono oggi considerate pietre miliari della musica moderna.
La caduta e la redenzione
Nonostante il successo, la carriera di Sly Stone non fu priva di difficoltà. Durante gli anni ’70, il suo stile di vita sfrenato e l’abuso di droghe iniziarono a influenzare negativamente la sua musica e le sue relazioni personali. L’album Fresh del 1973 segnò uno degli ultimi grandi successi della band, prima che i problemi finanziari e personali portassero allo scioglimento del gruppo.
È stato arrestato nel 1983 per possesso di cocaina e per guida sotto l’influenza della cocaina nel 1987, spingendolo a fuggire dalla California per il Connecticut. È stato arrestato due anni dopo e condannato a 55 giorni di carcere, cinque anni di libertà vigilata e una multa. Le sue difficoltà hanno fatto sì che fosse poco visto durante gli anni ‘90, e non è stato fino al 2006 che si è esibito di nuovo in pubblico, in un tributo a Sly and the Family Stone ai Grammy Awards.
Negli anni successivi, Sly Stone si allontanò dalle luci della ribalta, vivendo un’esistenza spesso segnata da difficoltà economiche e problemi legali. Tuttavia, anche durante i momenti più bui, il suo contributo alla musica non fu mai dimenticato.
Oggi, Sly Stone è riconosciuto come uno degli artisti più influenti della storia della musica. La sua capacità di mescolare generi diversi, abbattere barriere culturali e affrontare temi sociali attraverso la musica ha ispirato artisti del calibro di Prince, George Clinton, Michael Jackson e molti altri. Nel 1993, Sly and the Family Stone furono introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame, un riconoscimento del loro impatto duraturo.
Sly Stone ha incarnato sia la gloria che la tragedia del genio musicale. La sua visione artistica audace e il suo spirito ribelle hanno trasformato la musica popolare, lasciando un’eredità che continua a risuonare nelle generazioni successive. Nonostante le sfide personali, il nome di Sly Stone rimane sinonimo di innovazione, libertà creativa e passione, una lezione eterna sul potere trasformativo della musica.