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Addio PAOLO BENVEGNÙ, artista libero

– A soli 59 anni il cuore del cantautore milanese ha smesso di battere. Poeta, filosofo, intellettuale, era l’ultimo anello di congiunzione fra la canzone d’autore e la musica indie, il Salieri della canzone italiana
– Proprio quest’anno, con vent’anni di ritardo, aveva vinto la Targa Tenco con l’album “È inutile parlare d’amore”. Lunedì scorso era stato ospite del programma di Rai3 “Via dei matti n. 0”
– Lo sgomento di amici e colleghi. Cesare Basile: «Siamo cresciuti in qualche modo insieme in questo mondo di un’altra canzone d’autore italiana. Mi sembra assurdo, non ho parole solo dolore»
– Quella promessa che non potrà più mantenere: «Voglio venirti a trovare. Ortigia è uno dei miei posti del cuore. La prima volta che ci sono arrivato, ho avuto una folgorazione… mi sono sentito un greco antico»

Finisce con una notizia tragica il 2024: la scomparsa di Paolo Benvegnù, cantautore, poeta, filosofo, intellettuale, l’ultimo anello di congiunzione fra la canzone d’autore e la musica indie, quella doc. Una morte improvvisa, inattesa, a soli 59 anni, forse causata da quel cuore ballerino che già una volta lo aveva messo in allarme.

«Compagno, padre, cantautore e musicista amato da chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo sulla propria strada, Paolo Benvegnù si è spento oggi all’età di 59 anni», recita la nota stampa con cui è stata divulgata la notizia, senza aggiungere ulteriori dettagli sulle circostanze della sua scomparsa, avvenuta nella sua casa sul lago di Garda. «Paolo era un uomo capace di infondere bellezza e poesia in qualunque cosa facesse come dimostra la sua lunga carriera e i brani che ha pubblicato in questi anni».

Paolo Benvegnù, 14 febbraio 1965 – 31 dicembre 2024

Il Salieri della canzone d’autore

Paradossalmente, l’anno che si chiude con la sua scomparsa aveva riacceso le luci su questo artista libero, colto, lontano anni luce dalle logiche del music business. La pubblicazione in gennaio di È inutile parlare d’amore, un album pensato come un film, un romanzo di formazione, premiato con la Targa Tenco. Poi, proprio nei giorni in cui ritirava quel riconoscimento che avrebbe meritato già vent’anni prima, aveva fatto uscire Piccoli fragilissimi film – Reloaded, riedizione dell’album-capolavoro del 2004 e diventato di culto. Fino a lunedì 30 dicembre, quando era stato ospite di Stefano Bollani e Valentina Cenni su Rai3 a Via dei matti n. 0 e nulla lasciava presagire questo finale. 

L’ultima volta che avevo sentito Paolo era stato in autunno per la presentazione di Piccoli fragilissimi film – Reloaded. In estate avevamo avuto modo d’incontrarci al Medimex di Taranto dov’era stato ospite. Un uomo sempre molto disponibile, umile, con un grande senso dell’ironia, di grande cultura, con il quale era un piacere conversare. Di tutto. Di musica, di cinema, di libri, di filosofia, di arte. 

Paolo Benvegnù diceva che voleva «scrivere canzoni brutte, che non possan piacere a tutti e tutte». Piuttosto che «fare musica che fa cacare per guadagnare», componeva canzoni intelligenti, che però non piacevano a tutti e tutte, non andavano in mondovisione e neanche in televisione e in radio. Né tentava di procurarsi «frasi che non c’entrano niente, ma piaccion tanto alla gente, che ci si può identificare e scaricare e poi comprare». Perché Paolo Benvegnù era il Salieri della canzone d’autore, «il ghigno beffardo di Pippo mentre porta a casa Topolino ubriaco».

Piccoli fragilissimi film, quando uscì vent’anni fa, rappresentò l’esordio da solista della “mente” degli Scisma, cult band degli anni Novanta che ha avuto un secondo di popolarità col singolo e album Rosemary Plexiglas. L’album fu una sorpresa assoluta: Benvegnù tagliava il cordone ombelicale con il gruppo con il quale si era fatto notare, per sposare una forma canzone quasi cantautorale, che mescola Luigi Tenco e Umberto Bindi con un suono indie-rock, melodia pop e liriche dal sapore “cinematografico”.

Come i CCCP, Paolo Benvegnù è rimasto fedele alla linea, non ha mai tentato di seguire la scia di Manuel Agnelli, Marlene Kuntz che si sono aperti a Sanremo. Non c’è più l’indie, o almeno l’indie degli anni Novanta, quello di Afterhours, Massimo Volume, Ritmo Tribale e Scisma, appunto. Benvegnù fondò gli Scisma a 28 anni, poco dopo aver capito che gli sarebbe piaciuto provare a fare concerti migliori di quelli che andava ad ascoltare. 

«L’indie si è oggi dispersa perché tutti quelli che la facevano volevano i soldi», mi diceva sempre con il sorrisino ad addolcire il volto. «Qualcuno li ha fatti, gli altri no, gli altri sono poeti minori. Anche ai tempi con gli Scisma, se non ci fossero stati i Nirvana che han venduto così tanti dischi, mica avrebbero messo soldi sulle band. In quegli anni c’è stata la corsa all’oro, l’assalto al treno. Gli Scisma sono stati sull’ultimo vagone. Ma quando mi dicono: “Che bello, quante idee”. Non è vero, c’erano più soldi. Mi dispiace dirlo. C’erano sì tante idee, ma sono state viste un po’ di più perché c’erano più soldi per vedere. Adesso, se ci pensi, il mondo è popolato di pittori e poeti minori. Io sono onorato di questo. È come se in tre o quattro hanno l’automobile vera, gli altri hanno una Trabant. È fantastico come il turbo-capitalismo sia uguale al comunismo reale».

Anche se sono davvero pochi quelli che possono essere definiti poeti. Uno di questi è stato appunto Paolo Benvegnù. Peccato che non si è trovata quella data in Sicilia che l’avrebbe messo «dentro un furgone per venirti a trovare. Ortigia è uno dei miei posti del cuore. La prima volta che ci sono arrivato, ho avuto una folgorazione… mi sono sentito un greco antico».

Le reazioni di colleghi e amici

Sconvolti gli amici. Fra questi Cesare Basile: «Con Paolo siamo cresciuti in qualche modo insieme in questo mondo di un’altra canzone d’autore italiana. Mi sembra assurdo, non ho parole solo dolore».

Increduli anche Stefano Bollani e Valentina Cenni, che lunedì scorso avevano avuto Paolo Benvegnù come ospite nel programma Via dei matti n. 0. «Era un grande cantautore, amico e uomo meraviglioso, sensibile, poetico. I nostri pensieri in questo momento sono tutti per lui e la sua famiglia».

Sconvolta anche Manuela Di Salvo, più nota come Manutsa: Mi sono innamorata subito degli Scisma con l’uscita di Rosemary Plexiglas. Ho avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto nel ’99 a Bologna, credo che sia stata la prima volta che mi è esploso il cuore! Ho iniziato a seguirlo poi su Instagram e in qualche modo siamo riusciti a scambiarci qualche messaggio. Tra i migliori cantautori del ns tempo. Mi sento un po’ svuotata, l’ho amato e continuo ad amarlo. Unico ricordo che ho».

Andrea AppinoMottaFast Animals and Slow Kids ed Ermal Meta sono solo alcuni degli altri colleghi e amici che hanno ricordato con un messaggio, un emoticon o una foto Paolo Benvegnù. «La tua musica è stata importante per me e per molti altri. Grazie per i tuoi doni e per la tua passione. Ci mancherai Paolo», sono le parole di Ermal Meta.

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